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01. dicembre 2017

Quale riforma per la Puglia?

Lo scorso 3 luglio il Governo, su delega del Parlamento, ha approvato il Codice del Terzo settore, l’atteso decreto legislativo destinato, insieme all’altro provvedimento di revisione della disciplina dell’impresa sociale, il d.lgs. 112/2017, a modificare il sistema delle regole che disciplina sul piano civilistico, giuridico e fiscale il mondo delle organizzazioni «che perseguono finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale». Si tratta di un provvedimento complesso e ambizioso, che necessiterà di diversi e numerosi provvedimenti attuativi, destinato - come si dice spesso, non senza enfasi - a «cambiare il volto del Terzo settore italiano».

Sul piano strettamente tecnico il Codice provvede, tra le altre cose, ad abrogare alcune delle principali norme di settore che hanno accompagnato lo sviluppo del terzo settore nel nostro paese: la legge quadro sul volontariato (la 266/1991), la disciplina delle associazioni di promozione sociale (la 383/2000) e buona parte del d.lgs. 460 (ONLUS). Si tratta di un passaggio importante, se si considera che, sul piano legislativo, intere generazioni di volontari e cittadini attivi hanno costruito intorno a questi provvedimenti le proprie esperienze associative.

La norma prevede una serie di adempimenti a carico delle Regioni, non fosse altro che per rivedere e adeguare la normativa regionale che fa riferimento alle organizzazioni di terzo settore oggetto della riforma.

Dal punto di vista degli enti coinvolti, per la Puglia il provvedimento interessa direttamente, secondo i dati del censimento dell’Istat, almeno 15 mila organizzazioni, 180 mila volontari e 50 mila lavoratori. Si tratta di numeri importanti e, secondo alcuni, persino sottostimati.

Della riforma se ne è parlato in occasione dell’ultima Fiera del Levante, nell’ambito di un’iniziativa dell’Assessorato regionale al welfare, su sollecitazione dell'Assessore Negro, purtroppo scomparso nelle settimane scorse.

In quell’occasione fu evidenziata la circostanza che vede coincidere la necessaria iniziativa di revisione della normativa regionale di settore con la prima fase di attuazione della legge regionale sulla partecipazione (la l.r. 28/2017), di cui è atteso a breve il regolamento attuativo. Una circostanza che favorisce l'avvio di un primo cantiere di sperimentazione della legge 28 in Puglia, ma che soprattutto consente di inquadrare il tema della riforma del terzo settore nello scenario, più ampio e rilevante, delle politiche pubbliche al tempo della «grande regressione», sollecitando il contributo che le esperienze di solidarietà organizzata possono dare alla ricerca sulla crisi della democrazia e sulle contraddizioni di un modello di sviluppo orientato da politiche economiche neoliberiste.

È questa, meritatamente,  la prospettiva che suggerisce un documento presentato dal Laboratorio politico per il TS pugliese, un'associazione di volontariato di carattere culturale, costituita tra volontari e operatori impegnati da anni nel Terzo Settore pugliese, allo scopo di sostenere il confronto e la discussione, si auspica larga e partecipata, su questi temi.

Se ne discuterà oggi a Lecce, in un convegno organizzato dalla stessa associazione, dal CsV di Lecce e dal Forum del Terzo settore salentino e martedì 5 dicembre, a Bari, in occasione della Giornata del volontariato pugliese organizzata da CsVnet Puglia.

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