
"La timidezza è forma di vita fragile, infinitamente fragile, e si rompe facilmente: non solo i gesti, un sorriso mancato, un saluto evitato, ma anche, e soprattutto, le parole, le parole che non siano fragili, e siano invece aride e inanimate, feriscono e lacerano la timidezza.
Cosa resta di una timidezza ferita e lacerata? Frantumi stellari, schegge sanguinanti, che talora non si ricompongono e non si cicatrizzano più. La timidezza, misteriosamente legata all’universo delle emozioni, induce al nascondimento, e in essa antenne fluttuanti e inafferrabili colgono immediatamente e intorno a sé le tracce dell’indifferenza e della inautenticità.
La timidezza è una compagna di strada che non ci abbandona mai, nemmeno quando gli anni trascorrono temerari e fatali. In ogni caso, la timidezza non può essere toccata, e non può essere sfiorata, senza una grande leggerezza: essa si sfalda e si dissolve, facilmente come sabbia fra le dita. (...)"
Eugenio Borgna, La fragilità che è in noi, Einaudi, 2014