
In questi giorni il Comune di Bari ha ospitato una folta delegazione della municipalità di Patrasso per un ciclo d’incontri e seminari, nell’ambito del programma NEBSOC: le nuove strategie per l’inclusione sociale gestito dall’IPRES, che ha come obiettivo generale il miglioramento della qualità della vita nei territori coinvolti nelle attività progettuali - Bari e Patrasso, appunto - attraverso delle azioni di carattere innovativo nell’ambito del mercato del lavoro.
Il ciclo di incontri ha consentito di fare il punto sulle strategie complessive della città di Bari in materia di lotta alle povertà, fenomeno in netta crescita nel capoluogo, tanto che l’Assessore al Welfare Francesca Bottalico ha annunciato l’imminente avvio di un percorso di lavoro teso a definire un programma d’intervento per il contrasto alle forme di marginalità più gravi. Secondo le stime fornite dall’IPRES a Bari ci sono oltre 20 mila persone in condizione di grave disagio socioeconomico. Per l’ISTAT la cifra è ancora maggiore, si tratta di circa il 10% della popolazione in condizione di povertà assoluta (La povertà in Italia, ISTAT 2014).
Al seminario ha partecipato Anna Maria Candela, che ha presentato la strategia regionale per l’inclusione sociale attiva, attuata secondo un mix di interventi compresi tra il supporto al reddito, il miglioramento dell’accessibilità al sistema dei servizi e lo sviluppo delle iniziative di inserimento lavorativo, attuate con i cantieri di cittadinanza, in fase di avvio.
Cristina Berliri, del Ministero per le politiche sociali, ha illustrato invece il PON Inclusione, il nuovo programma operativo - novità assoluta nello scenario delle politiche europee del prossimo ciclo di programmazione - che finalizza una quota delle risorse dei fondi strutturali a supporto delle politiche di inclusione sociale, in stretta sinergia con l’obiettivo di riduzione della povertà fissato da Europa 2020.
Fin qui il programma dei seminari, ricco e importante, più di quanto la scarsa partecipazione abbia potuto far pensare.
Negli stessi giorni arrivava in libreria l’ultimo saggio di Chiara Saraceno, pubblicato da Feltrinelli, il cui titolo ho ripreso qui nel post: Il lavoro non basta. La riflessione della Saraceno è molto interessante e rende giustizia a quanti continuano a sostenere la necessità di un sistema di welfare adeguato e articolato (misure di sostegno al reddito, interventi e servizi), quale pilastro fondamentale di qualunque strategia di contrasto alle povertà. Se è vero, infatti, che per gli adulti avere un lavoro è la migliore garanzia contro la povertà, al tempo stesso è altrettanto vero - e il paradosso è solo apparente - che essere occupati non protegge totalmente dalla povertà e, ancora, la mancanza di lavoro, così come un lavoro a bassa remunerazione, non sempre si accompagna a povertà e deprivazione materiale.
Non potendo riportare qui tutti i dati e le ricerche che la Saraceno, ma ormai non solo lei, utilizza per argomentare questa tesi, suggeriamo caldamente la lettura del suo libro a tutti coloro che si occupano di welfare, soprattutto a quanti credono che la risposta al problema della povertà stia essenzialmente nella promozione di politiche attive del lavoro. “È chiaro che senza ripresa dell’occupazione sarà difficile ridurre la povertà. (…) Le riflessioni svolte in questo e negli altri capitoli, i dati empirici presentati, tuttavia, suggeriscono che non è sufficiente.”. Buona lettura.
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onofrio romano (martedì, 28 aprile 2015 10:52)
Dovresti dirlo ai tuoi referenti politici, caro Piero.
Piero (martedì, 28 aprile 2015 15:01)
Caro Onofrio, grazie per il commento. Provo a dirlo a tutti coloro che hanno il buon cuore di ascoltarmi. Ho avuto in vita mia un solo referente politico: lui
http://www.pierodargento.net/2015/04/23/una-vita-lunga-un-secolo/
Al tempo ero molto giovane e appassionato. Da un certo punto in poi solo interlocutori, che a volte mi hanno convinto, altre volte meno. Ho anche io i miei limiti. Un abbraccio.