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15. luglio 2012

Quale futuro per il welfare di Bari? (1)

Mercoledì scorso a Bari, nella sala consiliare del comune, è stata presentata la relazione sociale 2012, lo strumento previsto dalla normativa pugliese per misurare lo stato di attuazione dei piano di zona. Una gran quantità di dati e informazioni interessanti, elaborate dallo staff tecnico del comune che, in collaborazione con l’IPRES, ha lavorato al monitoraggio degli interventi sociosanitari previsti dal piano della città capoluogo. Ne è seguito un dibattito breve, in larga parte deludente, se non - per certi aspetti - persino imbarazzante. Ma ciò che più conta è l'opportunità che abbiamo di leggere e studiare un documento che consente di osservare alcune delle caratteristiche specifiche del sistema di welfare di Bari, verificarne l’orientamento e prefigurarne lo sviluppo nei prossimi anni. Un’opportunità che mi pare rilevante, anche per l’importanza che il tema assume nel dibattito sul futuro incerto delle politiche sociali nel nostro Paese, che qui può essere analizzato dal punto di vista di una delle più importanti città del Mezzogiorno.

In questo post mi limito a una prima lettura dei dati finanziari, rinviando a successivi commenti le ulteriori analisi.

 

Il piano di zona di Bari muove, sul triennio di competenza che termina con il 2013, oltre 120 milioni di euro, cifra comprensiva delle risorse finanziarie vere e proprie e del costo delle risorse umane destinate dal comune all’area dei servizi sociosanitari. Una cifra rilevante, che porta la città capoluogo ai primi posti per spesa sociale procapite in Puglia (E. Università, E. Pepe, monitoraggio Gaps, Regione Puglia, 2011, dato non ufficiale). Al dicembre 2011 risultava impegnato il 67,6% delle risorse complessive, indice di un livello di attuazione del piano di zona ottimale dal punto di vista finanziario. Sul totale delle risorse impegnate è considerevole la quota di quelle derivanti dal bilancio comunale, a conferma dell’investimento realizzato dal comune in questo settore, pur in presenza di tagli significativi ai trasferimenti nazionali e di limiti imposti dalle norme in materia di finanza pubblica. E’ difficile prevedere se e in che misura il sistema reggerà alle pressioni della crisi finanziaria nei prossimi anni, stretto com’é tra la crescita della domanda e l'esigenza di contenere i costi, ma al momento Bari conferma una scelta politica netta a favore del welfare locale.

 

Spulciando tra i numeri del rapporto si nota la rilevanza della spesa per i servizi residenziali, pari al 31,3% della spesa complessiva del 2011. Il dato colpisce soprattutto perché difforme dall’indirizzo regionale, che al contrario chiede un convinto investimento sui servizi domiciliari; tipologia di prestazione, quest’ultima, sullo sviluppo della quale la città di Bari mostra, nonostante i miglioramenti registrati dalla relazione sociale rispetto al 2010, un cronico ritardo. A parziale giustificazione di questo dato va rilevato che oltre la metà della spesa residenziale è imputata ai cosiddetti interventi indifferibili, le prestazioni maturate a valle dei provvedimenti del tribunale dei minorenni, emessi a tutela dei minori, italiani e stranieri, in caso di allontanamento dal nucleo familiare o in conseguenza dei flussi migratori. Nel biennio 2010/2011 la spesa complessiva è stata superiore ai 13 milioni di euro, oltre il 16% del totale. Il problema è serio e antico. Si tratta di una spesa che incide sul bilancio dei comuni, in questo caso del comune di Bari, per effetto di provvedimenti di un’altra amministrazione dello stato, senza che gli stessi comuni abbiano la possibilità di prevederne le dimensioni e la portata in sede di programmazione finanziaria. Naturalmente nessuno mette in discussione la finalità dell’intervento, che resta quella prioritaria della tutela del minore, ma non sfuggirà neppure al lettore meno esperto in questioni amministrative l’illogicità di una procedura che da tempo chiede, inutilmente, di essere modificata.

 

E' confermato, inoltre, il forte investimento del comune di Bari nell'area dei servizi per l'infanzia e l'adolescenza, che impegna la metà circa del totale complessivo investito con il piano di zona. Un dato, questo, che da tempo caratterizza il sistema dei servizi della città capoluogo, articolandosi in una ricca offerta di interventi territoriali che meriterebbe di essere analizzata attentamente. 

 

In sintesi, le primissime osservazioni sono queste: il comune di Bari, nonostante le difficoltà finanziarie, conferma il proprio investimento nel welfare, ma chiede di affrontare il problema della spesa per gli inserimenti in comunità dei minori, disposti in seguito a provvedimenti giudiziari. I servizi residenziali impegnano ancora troppe risorse, a scapito di quelle da destinare ai servizi domiciliari. Su questo punto occorre lavorare nei prossimi anni, al fine di bilanciare la spesa. (1. Continua)

 

P.S.: in questi giorni tutti i quarantacinque Ambiti territoriali pugliesi stanno ultimando la propria relazione sociale. Le associazioni di volontariato, le cooperative sociali, le organizzazioni sindacali e i cittadini interessati alla conoscenza delle politiche di welfare del proprio territorio possono trovare informazioni estremamente utili in questi documenti. 

 

tagPlaceholderTag: 2012, welfare

Scrivi commento

Commenti: 5
  • #1

    Cristina (lunedì, 16 luglio 2012 08:31)

    Grazie, la sintesi è utilissima. L'unica cosa che non ho capito è la notevole distanza dall'intervento regionale che mi sembra anch'esso molto concentrato sull'iniziativa di tipo infra-strutturale e molto meno sulle politiche di raccordo e potenziamento dei servizi domiciliari.

  • #2

    rocco matarozzo (lunedì, 16 luglio 2012 08:39)

    ciao. grazie del tuo puntuale commento. sono sul treno. mi riservo di esprimere qualche considerazione mia. rocco

  • #3

    Piero (lunedì, 16 luglio 2012 10:27)

    Ciao Cristina. Le iniziative regionali a valere sul FESR sono finalizzate prevalentemente ad adeguare le strutture esistenti ai requisiti del regolamento regionale 4/2007 e a riequilibrarne l'offerta, rispetto al territorio e rispetto alle diverse tipologie. La programmazione regionale individua gli obiettivi di servizio (ovvero le priorità) prevalentemente tra i servizi domiciliari e comunitari. Nella relazione sociale del Comune di Bari c'é anche un eloquente grafico che classifica la spesa del piano di zona in riferimento agli obiettivi di servizio, evidenziando questa criticità.

    Ciao Rocco. Grazie per la tua attenzione, attendo le tue considerazioni.

  • #4

    Franco F. (lunedì, 16 luglio 2012 19:03)

    Mi sembra che il contributo di Piero vuol essere una reimpostazione del lavoro di prgorammazione sociale. Aspettiamo infatti le valutazione a partire dai dati di spesa pro-capite, da valutazioni personali credo che siamo sotto i 100 € pro-capite. L'altro aspetto da approfondire è il problema della sussidiarità credo che abbiamo registrato l'affidamento esclusivo dei servizi al mercato,con un tasso dirigismo dettato dalla paura dell'innovazione. Infine le nuove strutture realizzate con il FESR quale futuro hanno dopo i primi 5 anni? Il capitale sociale in Puglia è povero e dopo la "primavera pugliese" credo che sia ulteriormente diminuito. Ma è meglio aprire la discussione. Comunque speriamo di afre tesoro delle luci e delle ombre del primo triennio.

  • #5

    Cinzia (mercoledì, 18 luglio 2012 17:10)

    La tua sintesi mette senza dubbio in evidenza le difficoltà dell'Ente Locale dinanzi ad una sorta di incapacità di rafforzare i servizi domiciliare evitando così istituzionalizzazioni... alcune volte improprie! Ma credo fermamente che fino a quando la rete dei servizi territoriali non offrirà davvero un supporto capace di "sopperire" almeno in parte alle strutture residenziali, non si avrà vita facile. Ben detto: poche risorse di fronte ad una domanda che cresce in maniera esponenziale. Aggiungo:reti ancora troppo fragili.

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