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11. giugno 2012

Povertà e salute, i conti non tornano

E’ in corso da qualche settimana una guerra di nervi tra le Regioni e il Governo per il riparto del Fondo Sanitario Nazionale. Si tratta di una disputa ricorrente, che quest’anno è resa ancor più complessa dall’imperativo della riduzione della spesa pubblica. Si tratta di circa 110 miliardi euro (oltre il 7% del PIL) da trasferire alle Regioni per finanziarie il sistema sanitario territoriale. Per la Puglia si tratta di sette miliardi di euro, il cui utilizzo sarà decisivo per il superamento delle criticità legate all’attuazione del piano di rientro.

Ciò che mi preme commentare qui, tuttavia, è il dibattito sul criterio di riparto del Fondo sanitario, che da qualche anno - timidamente - prova ad affrancarsi dal vincolo esclusivo della quota capitaria, più o meno pesata per età, introducendo indici di valutazione delle condizioni di disagio sociale ed economico. Si tratta del cosiddetto indice di deprivazione.

Sono le Regioni del Sud, senza distinzione di colore politico, che premono perché si rivedano i criteri di riparto, consentendo così una suddivisione delle risorse più favorevole al Mezzogiorno. Altrettanto naturalmente, anche qui senza distinzione, ça va sans dire, sono i governatori del Nord quelli che si oppongono strenuamente a tale ipotesi. Fra tutti, per eleganza, si è distinto il governatore del Veneto, Luca Zaia, che ha dichiarato “Le regioni meridionali vogliono rifarsi il look coi soldi nostri e ci hanno spiegato che occorre riconoscere un nuovo principio per fare i conti. Quello della povertà, che a loro serve per portarci via altro denaro e aumentare i loro già spaventosi deficit. Non passerà mai.”. (La Nuova di Venezia e Mestre, 11 marzo 2011).

Zaia permettendo, sarebbe invece utile approfondire il tema e cercare di capire in che misura gli indicatori che misurano le difficoltà economiche e sociali delle popolazioni assumono rilievo per definire modalità e criteri di riparto del Fondo Sanitario. Un passo decisivo in questa direzione è stato fatto nel 2010 quando l’Age.Na.S. (l’Agenzia Nazionale di Sanità) ha presentato un documento, (disponibile qui su questo sito) nel quale, riprendendo i principali studi sull’argomento, si rileva in modo evidente ciò che empiricamente pareva chiaro già a tutti gli operatori del settore: la domanda di salute è correlata in modo diretto alla condizione socioeconomica della popolazione.

Al tempo della pubblicazione di quel documento l’Agenzia Nazionale era presieduta da Renato Balduzzi, stimato tecnico, che da lì a poco sarebbe diventato Ministro della Salute per il governo Monti. A febbraio di quest’anno il Ministro Balduzzi torna sull’argomento aprendo di fatto, sia pure con cautela, il tavolo del confronto sul nuovo Patto per salute: “Sui criteri per il riparto dei  fondi destinati al Servizio sanitario nazionale non è bene cambiare  radicalmente le regole, però qualche piccola sperimentazione, che ci  aiuti a capire come l'indice di deprivazione può essere utile per  determinare il riparto delle spese, si può fare.” (regioni.it).

Timida apertura, come appare evidente. Eppure è bastata a provocare le reazioni stizzite degli assessori regionali di turno. Se gli tocchi i soldi, insorgono. La funzione di questa gente, ormai, è quella di drenare risorse al proprio territorio, anche se ciò avviene a danno dei più elementari principi di equità e giustizia sociale.

A quanti, magari pure in buona fede, argomentano sulla scarsa scientificità degli studi e sulla inappropriatezza delle prestazioni sanitarie delle Regioni del Mezzogiorno, bisognerebbe ricordare, pacatamente, che il tema in discussione è un altro: un sistema di protezione sociale realizza e giustifica se stesso in ragione della propria funzione redistributiva. Altrimenti tradisce la propria missione.

 

tagPlaceholderTag: 2012, welfare

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Commenti: 2
  • #1

    fabrizio guglielmi (domenica, 17 giugno 2012 16:05)

    un segno dei tempi nell'era della guerra permanente all'umanità ... :D

  • #2

    Massimiliano Martucci (giovedì, 12 luglio 2012 20:40)

    Grazie per l'articolo. E' davvero utile per destreggiarsi tra le notizie "politiche" messe in giro...

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